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[Eternals] The Battle Of Devas

L’onniscienza è dell’Onnipotenza solo un effetto collaterale.

Gli stilemi scomparirono dalla roccia galleggiante mentre la carne si faceva azzurra.
Essere consapevole del tutto è cinismo distillato in purezza.

Le divinità battagliarono per millenni mentre il cosmo emetteva i primi vagiti in eco siderali.
Urla soffocate. Frammenti di morte iperpotenziata.
Giganti alati, imperlati di stelle e fiammeggianti nella volta celeste, scatenarono ira nucleare in lapislazzuli violacei.
Olimpionici, lanciandosi in vortici d’energia prima dispersa poi ricompattata, scagliarono planetoidi come i bimbi gettano sassi nello stagno.
Voci angeliche partorirono il delirio ed il flagello con leggerezza e gaudio così come impartito dall’Essere Del Trono.
Gli Ecatonchiri incenerirono il nero profondo al di là delle stelle imprigionando i soli in catene d’ambra.
Luciferine entità pensarono alla macerazione realizzando la fusione ed il carcinoma nei loro nemici con semplice battito di ciglia.
Shub-Niggurath ordinò il terrore ed il gelo perché il Nero Capro dominasse con la forza del Nulla Putrefatto.
Atlacamani sospinse gli uragani elettromagnetici in flames che tutto spazzarono al passaggio. Forza Fenice. Nel frattempo l’ossidiana di Itzlacoliuhque partorì il nubifragio dello spirito ed il disastro negli strati profondi dell’impermanenza.

L’umano ancestrale assunto a Demiurgo Meccanico ne assaporò il gusto d’odio come il calice d’assenzio zuccherino.
Ancor prima dei Celestiali, ancor prima dell’Alfa e dell’Omega, ancor prima del tutto.
Esso esisteva.
La biologia come lontano ricordo: mutata variata durante i passaggi tra i Dieci Mattatoi, nelle strade senza nome di Distretto Nove. Ogni cosa collegata: un filo tessuto da molecole d’alcool ed LSD, un vettore di trasporto poggiato su Bosoni X Protofobici. Collegamenti effimeri e non rilevabili se non nel risultato delirante e disorganizzato.
Esso esisteva.

Mai volgevano lo sguardo i battaglianti divini nel timore che il figlio di Tiāmat pronunciasse il loro nome: avrebbero conosciuto il dolore più profondo. Il dolore che stritola mente e cuore, che porta all’eccesso l’oscurità appesa sulle labbra. Cucita sulle palpebre.
L’umano ancestrale assunto a Demiurgo Meccanico ne era consapevole. Aveva letto le rune suborbitali ancora prima che venissero scritte, aveva visto le immagini del fuoco guerresco ancor prima che il fuoco fosse un concetto applicabile nello spazio tempo. La guerra era null’altro che un soffio di brezza leggera nella _sua_ eternità. L’orologio del Creatore è piccola cosa nella fluidità delle Vie Maestre.
La possanza d’Infinito ed Eternità racchiuse e congiunte nel maschile/femminile. Legati ad esso con fermagli di metallo vibrante ed adamantino in dolorosi piaceri della mente irradiati in sovrastrutture extra tempo e dimensioni. Dimenticati passaggi sanguinanti di pelle spezzata abbondante d’imperfezione.
Ne osservava, in lontananza, i frammenti ormai vicini ad un ricordo s-formattato. La privazione è assoluto, la privazione è forza interiore e radicalismo estremo. Lontano da spurghi metaumani e dall’effluvio della femmina malata. Se il sangue potesse finire sarebbe lampo d’ira e benedizione della rabbia. Ed il sesso non raggiunto materializzazione nel perforante amplesso endocrino degli aghi.

I battaglianti succedettero ad altri battaglianti divinamente onnipotenti pur nella loro miserrima complessità organico architettonica.  L’umano ancestrale assunto a Demiurgo Meccanico assisteva:
tutto affondava, liquefaceva e mutava nel mancato divenire.

Un piccolo soffio di solitudine in un misero afflato d’umanità
e
sul volto solcato, una lacrima cadente tra il sangue dei vivi.

The Battle of Devas.

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