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DeadLift – Parasite Evil

[le unità di misura sono espresse in kg]
L’altra sera sono stati 105. Non 120 ma 105. A 120 manca poco ma ieri sera il malefico bilanciere era più leggero del solito. Ho controllato non fosse il bilancerino per la tecnica, quello sfigato da 10 usato per provare i clean o gli snatch. Era quello giusto e pure i dischi in totale segnavano 105. Una piccola soddisfazione perché qualche mese fa i deadlift sembravano un’utopia: cinque giorni di dolori muscolari a random in tutto il corpo.
Ed una domanda: ‘Chi cazzo me l’ha fatto fare?’.

E nessuna risposta. Solo un meccanismo scattato lontano e che probabilmente s’era incastrato nella ruggine di tutti i giorni. Adesso decisamente più oliato e meno doloroso. Chissà; forse la testa spinge più del corpo e l’abitudine rende sicuramente le cose più semplici. TUTTE.
Si, le cose di tutti i giorni con l’abitudine risultano più facili. O più fastidiose. Dipende.
Domande.
Clean, snatch, deadlift… orgia di terminologia anglofona prelevata da una sessione di tortura medievale. Probabilmente è proprio così. Un girone dantesco abitato da dischi, barre, magnesite e mani sanguinanti. ‘Chi cazzo me l’ha fatto fare?’.
Poi subentra il riscatto sull’inutile pezzo di ferro. Quello, non si piega e non si rompe. Il portatore invece si rompe. Ebbene, mi sono rotto.

Perché c’è un male parassita che non vuole andarsene e si fonde ogni minuto più in basso, spegnendo le luci delle sinapsi, ottenebrando le vie della comprensione. Mentre gli occhi si fanno più taglienti, le parole altrettanto ed il sangue sale alla testa. Diviene tutto più sconclusionato. Un’elaborazione andata male, uno script farcito di bug non fixabili. Quando la programmazione è settata per l’errore non esiste soluzione, definitiva o di tamponamento, sufficiente. Quando l’orgoglio annienta la volontà senziente e civile poche sono le strade: aumentare il peso del lift o distruggere ogni variante amica che ti circonda. E’ un risultato già sperimentato di una via già percorsa infinite volte a cavallo di rasoi che tutto tagliuzzano al passaggio; senza troppi complimenti. Senza nessuna domanda moralmente valida. Quindi. ‘Chi cazzo me l’ha fatto fare?’

Poco importa. Distruggere è la cosa giusta da fare. Distruggere il fisico, distruggere l’anima. Sono processi di annientamento e fortificazione paralleli al termine dei quali il corpo sarà maggiormente potente e l’animo scevro da ogni non-necessaria dipendenza. Perché soggiogare alla dipendenza dell’altrui persona è il male infestante dell’esistenza umana; la condizione dalla quale l’Essere di Silicio rifugge schifato. Massima intensità. ‘Massimo sforzo’. Massimo odio. Massima energia sviluppata dal massimo dolore. I picchi sono costanti e forieri di resistenza. Deadlift – alzate mortali per mortale condizione organica.
Accresciamo il male parassita.

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