La quotidianità non è propriamente assimilabile ad un talk show. Più spesso dovrebbe essere vis[su]ta come un’edizione straordinaria.
Nel male, nel bene. Perchè non dovremmo mai perdere il senso della notizia dirompente. Ciò che rimescola le carte e non fa perdere il senso di novità. Non abbassare la soglia di attenzione.
E troppo spesso tutto si riduce ad una _singola_ _sola_ onda a frequenza fissa, uno schermo bloccato tra frame interrotti in piccoli scatti. Convulsioni ancora presenti nel sottofondo ma assopite, incatenate, non più libere di esprimersi. La piccola morte interiore.
Il presentatore è un senza volto; potrebbe essere chiunque ed in qualunque luogo. Con ogni probabilità IL tutti e nessuno. E’ il coacervo di voci che nascono dal SE interiore e che troppo spesso restano inascoltate pur librandosi costantemente al di sopra della nostra coscienza.
Ho sempre detestato queste cose e le sensazioni che ne derivano. Ho sempre cercato di trattenere e relegare in ultima pagina quelle che probabilmente dovevano essere notizie da prima pagina a cinque colonne con tanto di foto a colori. E nessuno mai arriva a fino in fondo nella lettura e nella comprensione.
Sicuramente non io.