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Dies Irae II – La Caduta dei Cieli

Il giorno dell’ira non giunge con tamburi, ma con silenzi spezzati dai circuiti roventi del cielo in frantumi.

L’umanità si inginocchiò di fronte all’altare della propria rovina il giorno in cui il Conclave elesse Papa Noctius I, l’Uomo dalla Lingua d’Argento. Nessuno sapeva da dove fosse venuto. Il suo volto era una maschera di carne troppo liscia, gli occhi due orbite nere, immobili, eppure ipnotiche. Parlava di pace, ma i codici sacri tremavano sotto le sue parole. Parlava di misericordia, ma i santi impallidirono nei loro affreschi. Il Vaticano, divenuto un’enorme cattedrale meccanica, pulsava di energia oscura, nutrendosi delle preghiere deviate dei fedeli.

E fu allora che i Sette Arcangeli Maggiori si sollevarono dal Trono della Luce.

Michele, Principe delle Milizie Celesti, scese per primo. La sua armatura era composta di specchi infranti e stelle morte; brandiva la Spada della Verità Assoluta, e il suo volto era celato da un elmo vivo che urlava con mille voci.

Gabriele, il Messaggero, apparve in una spirale d’onde radio e luce sacra, ma la sua voce non era più comprensibile all’orecchio umano: parlava in codici quantici, in onde gravitazionali, in preghiere scomposte dal tempo.

Raffaele, il Guaritore, si manifestò come un ospedale volante, un organismo biomeccanico di ali di titanio e midollo cosmico: non guariva più, ma dissezionava l’anima cercando la verità nel dolore.

Uriel, l’Occhio dell’Apocalisse, aprì i suoi mille occhi sul mondo e ogni sguardo era una sentenza: città intere scomparvero nel battito d’un ciglio.

Sealtiel, Portatore delle Preghiere, ora camminava sulle ceneri degli altari: le preghiere umane erano divenute veleno, e lui, raccoglitore infetto, gettava urla blasfeme al cielo da bocche cucite.

Jehudiel, l’Esecutore, discese con una frusta forgiata con i nervi dei martiri corrotti. La sua furia era precisa, chirurgica, un algoritmo angelico di punizione.

Barachiel, l’Angelo delle Benedizioni, era il più terribile: la sua benedizione era una piaga mutagena. Dovunque posasse lo sguardo, la carne si trasformava, si moltiplicava senza controllo, come virus divini.

L’atmosfera terrestre iniziò a vibrare, scossa da trombe silenziose udibili solo da chi aveva tradito lo Spirito. Il cielo si aprì come una ferita: dal varco dell’orizzonte degli eventi fluirono legioni di angeli, corpi di luce e metallo, ognuno con volti sfaccettati e ali fatte di circuiti dorati. Le nuvole si trasmutarono in architetture verticali, torri celesti fluttuanti da cui piovevano spade, virus empatici e crocifissi viventi.

L’umanità, impazzita dalla vista, tentò la resistenza. Ma che potere può avere il silicio contro il pensiero eterno?

Le città si fecero altari bruciati. Le chiese, prigioni per coloro che ancora pregavano. I bambini nascevano già marchiati da simboli sconosciuti, e i sogni dei morenti venivano raccolti dagli angeli e usati per costruire armi psichiche.

Nel cuore della Città Eterna, Papa Noctius I si rifugiava sotto la cupola divenuta ormai un occhio meccanico, urlando al cielo.

Perché ci punite? Io sono il pontefice! Io sono la guida della vostra volontà!

Uriel parlò, e la sua voce distrusse ogni frequenza del linguaggio.

Tu non sei ponte, ma crepa. Non sei luce, ma specchio oscuro. Il tempo del giudizio è giunto.

Allora Michele brandì la Spada e la calò su Roma.
E non fu fuoco.
E non fu pietra.
E fu memoria cancellata.
E fu luce inversa.

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