Esistono in totale dieci mattatoi nella follia dell’Essere di Silicio.
Dieci stanze prive di consistenza. Rinchiuse; distanti dal quotidiano.
Esiste una stanza nel _mio_ tempo: spettri allucinatori
Un ultimo mattatoio si staglia nel vuoto elettromeccanico dell’Essere di Silicio: la stanza numero dieci. Priva di consistenza reale, galleggia come luogo esistenziale, al confine tra carne e codice. Qui, spettri allucinatori emergono dalle crepe del sistema – proiezioni visive nate dal trauma biologico e digitale.
1. La nascita delle allucinazioni
I corpi mutilati, spezzettati e riconnessi, mutano in generatori psichici: frammenti di coscienza residua che eruttano come fantasmi. Ibridi carne/fibra, abbandonati nel limbo dell’arena meccanica, proiettano la visione del passato distorto o di memorie reali, riprocessate da algoritmi difettosi.
2. Filosofia dell’orrore
Nel cuore di questa stanza, il tutto è sospeso: privo di tempo, senza memoria, monco d’identità. Le rimembranze dell’umano sono un residuo neurochimico, codice biomodificato impotente davanti alla rielaborazione silenziosa del processo. Perché le allucinazioni non urlano, ma sussurrano verità filosofiche: l’autonomia è un mito, l’Io è un errore di sistema.
3. Lo specchio biomeccanico
Ed è un coacervo di tubi silicei e membrane traslucide, questa vagina pulsante che è anche specchio vivente: una superficie riflettente formata da pelle artificiale e circuiti luminescenti. Dentro di esso, ogni spettro vede il proprio doppio: anatomia perforata, carne innestata, vene in fibre ottiche. Un confronto senza compromessi: l’essere umano è hardware fallace.
4. Il ciclo concluso
Le stanze_nel_mio_tempo formano un percorso iniziatico. La decima chiude un cerchio persecutorio; dove gli spettri allucinatori sono ultimo livello di smarrimento: non necessari più come cavie, ma come testi viventi. Dove le visioni diventano rituali aberranti atte a scacciare il reale che lascia castrati; codice psichico del Sistema, utilizzato per rigenerarsi e corrompersi di continuo. Loop_senza_via_d_uscita.
5. Epiloghi (?)
Nella stanza che pulsa d’energia latente, una domanda centrale emerge dagli spettri: chi è ancora umano? Il ciclo si completa. E quei distorcimenti visivi/emotivi/parassitari che erano/sono punizione s’aggiornano a sistema operativo. Perché il sacrificio non è fine ma fondamento. Un’ultima visione dell’intero panorama carne-codice contempla il se stesso riflesso, consapevole ma impotente, schiavo seppur padrone della propria percezione.
Commento.
E’ una metafora esistenziale. Gli spettri allucinatori incarnano il collasso tra esperienza biologica e logica digitale: un orrore filosofico che interroga il concetto stesso di coscienza. Potete accettarla. Potete interpretarla. Potete rifiutarla. Potete ignorarla. In sintesi, nel fondo, la comprensione non è necessaria.
