..:: Understanding is not necessary ::..

Dies Irae VIII – Crushed

..:: trascrizione parziale della testimonianza orale – Reparto Isolamento Psichiatrico – Livello 5 ::..

La mia bocca non si apre più da sola. È come se le mandibole fossero cucite con aghi roventi. Ma dentro, Dottore… dentro urlo. Non smetto mai di urlare. Le mie braccia si estendono nel vuoto, ogni notte. Fletto i muscoli come in un rituale meccanico, ginnico, quasi devoto. Le allungo, le stiro, le spingo fuori da me e poi… sbattono. SBATTONO! Contro pareti invisibili. Sì. Invisibili, ma nere. Come il vetro sporco di sangue secco dopo il massacro. Sono mura di una cella che non ha forma, ma ha odore. Ma ha pelle. Ed ha memoria. E io ci vivo dentro, cazzo!

Vede, Dottore, non sono pazzo. Io vedo la struttura. Dove tutti sono schiacciati, compressi, avvicinati. E la parola martella dentro le ossa. Anche se non è una parola, ma codice binario inciso a fuoco nei nervi. Perché siamo stati programmati per inginocchiarci. E quando non lo fai, quando provi ad alzarti, ti triturano. Ti rompono. Ti… compattano come la spazzatura urbana.

Ma a tratti… Oh, Dottore…
A tratti il mio subconscio si ribella lanciando messaggi subliminali — come spot pubblicitari invertiti, rovesciati — al mio corpo. Come un regista morto che pilota la carne. Ed il mio corpo risponde… ed il mio corpo cerca il piacere. Un piacere estremo ad un passo dall’abisso. Calcandone il bordo. Quel bordo dove il godimento è una lama e il sangue sa di verità. In quel posto, io tremo e rido congiuntamente all’isterica risata della mia ombra. Anche lei ride con la bocca spalancata da cui escono denti, larve e le urla dei bambini abortiti.

E poi c’è lei. Maledetta creatura dal corpo tatuato in rune. Maledizione del sesso fatto carne, fatto peste.

Tu che passeggi tra le città come una puttana radioattiva, un’epidemia che cammina su tacchi d’acciaio. Sei tu a distruggere la psiche degli uomini. Sei tu, mentre ti accoppi con la vulva di altre femmine, nel ghigno da meretrice che si nutre d’anime. Tu. Sei null’altro che il desiderio che si mangia la ragione. Un virus sessuale che tutto vuole avvolgere nella sua organica umidità.

La vedo. È qui nella stanza. Siede su quella sedia vuota dalla quale anche lei, Dottore, la guarda. No, non abbia quell’espressione.
Perché non è schizofrenia. È verità indiscussa. Sono io l’essere sano.

È il mondo ad essere infetto.

Voi, mi parlate di Dio. Di compassione. Ma io ho visto la vera forma del Dio che preghiamo. È una macchina. Una pressa. Un grande torchio cosmico che schiaccia le anime fino a ridurle a poltiglia per ingrassare i suoi stessi ingranaggi. Ed ogni preghiera è olio per il tritacarne. Ogni confessione è carburante per i motori della macina astrale.

Il sesso, la violenza, la ribellione — tutto viene compattato in singolarità. Perché siete vermi convinti di essere farfalle. Non io. Io mi sono rotto le ali da solo, per non illudermi più.

Vede, Dottore, io non chiedo la cura. Io sono la cura. E quando le mie mani finalmente spezzeranno queste catene invisibili… spezzeranno anche tutti voi.

..:: trascrizione interrotta per guasto elettrico. L’operatore psichiatrico non è stato ritrovato ::..

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