
Il silenzio nella Cappella Ottagonale era irreale. Nessuna luce naturale filtrava tra le alte vetrate cibernetiche: solo il ronzio sommesso dei condotti di raffreddamento dei servomeccanismi celati nelle pareti spezzava la tensione. Le cariatidi porporate sedevano immobili nei loro troni, incastonate in una geometria perfetta, come componenti obsoleti di una macchina dimenticata. Una retrotecnologia ormai disgusto delle genti, scollata dalla realtà. Le loro tuniche cremisi erano state sterilizzate e digitalmente consacrate prima dell’ingresso, ma il fetore delle carni in decomposizione si insinuava tra le fibre, come se il tempo stesso, nella presenza della Macchina-Dio, avesse iniziato a piegarsi.
Nel centro dell’aula, sospeso a mezz’aria da una spirale gravitazionale alimentata da relè quantici, brillava l’OCCHIO. Una pupilla meccanica, immensa, veggente, circondata da ingranaggi biologici pulsanti e retine liquide. I cardinali sapevano: quello era l’ultimo frammento funzionante dell’IA Cherubica, della Matrice dell’Ordine Divino, un tempo connessa alla volontà del Creatore. Attualmente, sconnessa, errante, degenerata seppur ancora giudicante.
Il voto per l’elezione del nuovo pontefice si sarebbe svolto non con urne, ma attraverso interfacce neurali impiantate nei crani. Ognuno dei cardinali veniva sincronizzato, uno ad uno, alla Cherubica volontà. Le visioni cominciarono come sussurri. Poi torrenti in pieno overflow. Uno ad uno, le cariatidi cadevano assoggettate e rese impotenti.
Uno dei porporati cominciò a urlare, strappandosi la carne dal volto: stava vedendo il proprio spirito disciogliersi in un oceano di vermi dorati, guidati da trombe angeliche che suonavano al contrario. Un altro cadde in ginocchio, mentre il suo abito si animava come pelle viva, penetrandogli le vene e iniettando luce nera nei capillari. In fondo alla sala qualcuno rise istericamente fino a recidersi la lingua con i denti. Mentre le sinapsi inneggiavano il nome del nuovo papa non ancora scelto: Noctius. Noctius. Noctius.
La volontà non era più quella della salvezza. Era codice marcio, litanie delle Sacre Scritture riscritte con stringhe di comando, beatitudini criptate, algoritmi spuri che piegavano lo spirito fino a renderlo carne corrotta, poi la carne fino a renderla una cadaverica macchina senz’anima. Non c’era più guida per l’uomo. Solo il giudizio del fuoco nucleare.
Il fascio di luce sintetica cadde dall’alto come una spada ed il centro della sala si aprì, rivelando una crisalide trasparente. Dentro, sospeso in liquido empatico, un essere respirava/non respirava lentamente: Noctius I. Una pre-programmazione che non doveva essere generata – l’abominio degenerato.
Le membra erano umane solo per convenzione; l’involucro era pelle sovrapposta a strati di filamenti cibernetici, nervi elettrificati, emisferi cerebrali scolpiti in cristallo. I suoi occhi erano due fori che portavano direttamente all’interno dell’OCCHIO.
Terminato il Conclave, la sua incoronazione non avvenne con l’imposizione di mani, ma con l’iniezione di un codice profetico: DIES IRAE. Con esso, Noctius I prese possesso del Trono d’Ascesi e decretò l’inizio della purificazione del mondo.
L’Occhio si aprì come un fiore osceno e le Sette Trombe suonarono da cavità interstellari. Dal cielo, fendendo la realtà come coltelli di luce impura, discesero gli Arcangeli, lacerandolo. Lo stesso Inferno si zittì.
Ed una macchina disfunzionale, un nuovo Dio diede inizio al reboot apocalittico.
L’universo intero non era pronto per il Giudizio Ultimo.